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Il mio lavoro per la pace in Africa

Cari amiche e cari amici,

siamo ormai prossimi alle feste natalizie e alla fine del 2008. Innanzitutto i miei auguri per un Natale sereno e per l’anno nuovo affinche’ le difficolta’ del presente non cancellino la speranza.

La fine dell’anno coincide anche con il termine che il Consiglio di sicurezza dell’Onu – su proposta del segretario Ban Ki Moon – aveva posto al lavoro della Commissione speciale Unione Africana-Nazioni Unite da me presieduta per indicare e valutare le possibilita’ di supporto alle operazioni di peacekeeping in Africa da parte della Comunita’ internazionale.

Sono stati mesi di lavoro intenso, condotto non solo presso la sede generale dell’Onu a New York ma anche ad Addis Abeba, capitale dell’Etiopia e sede dell’Unione Africana e in giro per il mondo visitando i rappresentanti dei paesi piu’ interessati a favorire la diffusione della pace nel continente africano.

Lo spirito che mi ha guidato e’ lo stesso che ispira la nostra Fondazione: il valore del dialogo, della pace, della cooperazione con l’obiettivo da perseguire tenacemente: la difesa del bene comune, di tutti gli individui, a maggior ragione nelle zone e nei paesi più in difficolta’.

Per darvi un’idea dello spirito del nostro impiegno, di seguito vi invio alcuni passaggi della prefazione al rapporto finale consegnato lo scorso 12 dicembre al vertici ONU:

« Non c’e’ pace ancora in tante parti dell’Africa. Dal Corno d’Africa ai grandi laghi fino alle regioni piu’ occidentali i conflitti hanno ormai un carattere endemico. Nuove minacce continuano a minare la stabilita’ politica sebbene nel recente passato ci siano stati progressi sia nel cammino verso la pace che nella crescita economica.

Il costo del conflitto si manifesta in milioni di morti. Per di piu’ l’insicurezza generale blocca lo sviluppo economico creando allo stesso tempo un notevole carico finanziario sulle spalle della comunita’ internazionale.

I problemi della distruzione delle infrastrutture, le minacce ambientali, i grandi trasferimenti, le malattie testimoniano che le conseguenze dei conflitti sono piu’ dannose e durature del conflitto stesso.

Sebbene questo non sia un problema solo africano, in Africa e’ sentito in maniera piu’ acuta.

Inoltre in Africa il numero e la portata delle problematiche indicano che non attirano l’attenzione che meriterebbero. Conseguentemente molti tentativi della comunita’ internazionale di combattere la poverta’ spesso non hanno raggiunto gli obiettivi prefissati, un problema peggiorato poi da altre questioni, come la mancanza di governance efficaci, la corruzione, protezioni politiche, educazione trascurata, oltre ad un sistema sanitario e di servizi sociali inadeguato che perpetua un circolo vizioso di poverta’ e violenza.

Sebbene lo sforzo militare puo’ essere parte di una potenziale soluzione, la pace nel continente africano non puo’ essere raggiunto soltanto attraverso l’impiego di forze militari.

E’ necessario avviare strategie a lungo termine a livello continentale, nazionale ma soprattutto locale che supporti gli sforzi dei leader politici nello sviluppo di governance efficaci e nello sviluppo della stabilità essenziale. Solo allora si potranno incontrare i bisogni della gente e fermare definitivamente il circuito impazzito della violenza ».

Ora sara’ il Consiglio di sicurezza dell’Onu ad esaminare il rapporto e trarre le dovute conseguenze.

Quanto a me e al gruppo di esperti che ho avuto il privilegio di guidare desidero solo sottolineare lo spirito che ci ha guidati fin qui. Come detto, e’ lo stesso della Fondazione che presiedo e nei confronti della quale avete manifestato interesse. La mia speranza e’ dare un contributo al processo di pace nel mondo. Una responsabilita’ a cui non si puo’ sfuggire.

Grazie di esserci.

Buon natale a tutti!

Romano Prodi

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