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Se non salviamo il Lago Tchad si scatenerà una enorme crisi ambientale, ecologica e umanitaria

chadwildlife [1]Appello Prodi e Cnr, salviamo lago Ciad E’ potenziale bomba ecologico-umanitaria nel cuore dell’Africa

Articolo di Michela Nana per ANSA [2] del 14 ottobre 2015

A Expo il Cnr lancia l’allarme, insieme a Romano Prodi, per le condizioni di salute del lago Ciad [3]. Il quarto bacino idrico per grandezza nel cuore dell’Africa, fondamentale per la sopravvivenza di oltre 30 milioni di persone, rischia di scomparire per cause ambientali e cattiva gestione delle acque. In 50 anni hanno perso il 90% del loro volume. A lanciare l’allarme, in collaborazione con Padiglione Italia, anche la Cia (Confederazione Italiana agricoltori).

Tutti i relatori si sono trovati d’accordo su un punto: il lago Ciad rischia di diventare solo un ricordo [4] sulle carte geografiche, se la comunità internazionale non si mobilita per arginare il suo progressivo prosciugamento. “Non c’è alternativa all’esplosione di tutta la zona – ha osservato nel suo intervento l’ex presidente della Commissione Europea -. Questo lago sta scomparendo. Prima si poteva dire che si stava ritirando, ma oggi è diventato un decimo della sua dimensione primitiva. La popolazione aumenta e raddoppierà in una generazione. E’ inutile citare altri dati, il vero problema è che non c’è una coscienza collettiva di questo fatto”. L’inaridimento del lago Ciad secondo il Cnr rischia di provocare una crisi ambientale [5], ecologica e umanitaria “di enormi dimensioni [6]“, con conseguenze anche sulle ondate migratorie già in atto dirette verso l’Europa. Il bacino idrico africano tocca i territori di Ciad, Niger, Nigeria e Camerun.

Quel lago per questi Paesi rappresenta un perno attorno a cui ruota “un equilibrio delicato economico, ambientale, ecologico oltre che geopolitico [7]“. “Il tentativo di attrarre l’attenzione delle organizzazioni internazionali ha avuto poco esito – ha sottolineato Prodi -. I Paesi che stanno attorno al lago sono poco organizzati e organizzazioni terroristiche come Boko Haram, che opera nella zona, fanno il resto. E’ inutile descrivere la situazione di partenza, ma un dato è certo: se continua a prosciugarsi, la tragedia è il punto di arrivo [8]“. La progressiva desertificazione, “la perdita costante e progressiva di acqua e cibo rendono inospitale l’intera area – ha precisato il presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, Luigi Nicolais, con una nota – favorendo il radicalizzarsi dei conflitti e dei fondamentalismi, concause delle attuali grande ondate migratorie”.

L’Italia può avere un ruolo importante nel contrastare il prosciugamento del lago Ciad, così come l’Europa, le organizzazioni internazionali, come Fao e Banca Mondiale. “Tra le soluzioni prospettate – ha spiegato il direttore dell’Istituto di studi giuridici internazionali del Cnr, Giuseppe Palmisano – c’è l’ipotesi di deviare le acque di alcuni affluenti del fiume Congo. Un’operazione complessa e rischiosa che va fatta con criterio”. Il ruolo dell’Europa “è cruciale” anche per ridimensionare i rischi di un progressivo “land grabbing”, accaparramento delle terre da parte di investitori stranieri, “che può avere pesanti conseguenze – ha concluso – per le popolazioni locali e le economie di intere regioni”. (ANSA).


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