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L’Africa è il futuro del Mondo. E l’Europa o è unita, o non ha rilevanza

ProdiSoyinka [1]Festivaletteratura, Prodi e Soyinka: “L’Africa può farcela solo se unita”

L’economista e il nobel sul futuro del continente [2]: “Ci sono le risorse naturali ma senza politica non ci sarà modo di evitare lo sfruttamento”. Prodi: “La Germania ha scelto di accogliere i siriani, laureati al 40% e diplomati al 50%, non è un caso”

Articolo di Maria Antonietta Filippini su La Gazzetta di Mantova [3] del 13 settembre 2015

MANTOVA. Africa motore del mondo? [4] «Ha le risorse, naturali e umane, c’è un fermento nuovo e voglia di farcela, ma divisi in 54 Stati [5] tutti per conto loro non ce la faranno. E non parliamo di Rinascimento. L’unica infrastruttura che funziona sono i telefonini. Perciò difendo l’Unione degli stati africani, con i suoi limiti, ma è lo stesso problema dell’Europa, manca una politica comune [6]» dice Romano Prodi in una piazza Castello più che gremita.

E Wole Soyinka [7], il nigeriano premio Nobel della letteratura: «Dobbiamo prendere in mano noi africani lo sviluppo, così smetteremo di parlare degli sfruttatori stranieri». Le risorse ci sono [8]: petrolio, materie prime, terra per l’agricoltura ed è per questo che oggi è la Cina [9] ad essere più presente, a muovere lo sviluppo [10], perché ha il 7% della terra coltivabile al mondo e il 20% della popolazione. La tragedia dei fuggitivi («né clandestini né profughi [11]» viene ripetuto) prende gran parte dell’incontro coordinato da Carlo Annese [2]. Soyinka spiega che l’Europa avrebbe dovuto capirlo molto prima, e non solo perché il 75% dei problemi africani deriva dal post colonialismo e dalla corruzione per la quale, dice Prodi, «un giorno dissi: tanto vale mandare i soldi a Zurigo invece che nelle capitali africane, faremmo prima».

Nessuno si è chiesto cosa sarebbe successo, dice Soyinka, a seguito dei massicci spostamenti interni [12] di popolazione, per le onnipresenti guerre civili, i rapimenti [13] di studentesse, le stragi. «Io stesso se i fondamentalisti del Mali si fossero uniti a quelli di Boko Haram, oggi non sarei qui, o se fortunato sarei arrivato con un barcone». Nessun intervento dell’Europa. Solo unilaterali, come quello della Francia in Mali, «dall’esito positivo» ammette Soyinka.

Disastroso invece [14], spiega Prodi, quello in Libia dei francesi, a cui si sono accodati persino gli italiani [15], «contro il loro interesse». La situazione africana è precipitata proprio dopo la dissoluzione della Libia. Prodi spiega che Gheddafi, “dittatore durissimo” negli ultimi anni smise con la destabilizzazione [16] dei paesi vicini, voleva fare “il re dell’Africa”, investendo risorse per lo sviluppo. «Lo avevo persino invitato a Bruxelles», ma «uccidere un dittatore [17], non ha mai portato democrazia [18]».

Invece i suo soldati, rimasti senza paga, hanno potuto accedere all’arsenale più grande del mondo [19]. Con Egitto e Paesi del Golfo che sostengono il governo di Tobruk, Turchia e Qatar quello di Tripoli.

«Dunque bisogna che le grandi potenze, Usa e Russia [20] con l’appoggio della Cina, perché l’Europa è inesistente, si impongano. Come devono fare in Siria. Quanto all’Onu – continua Prodi – serve per i piccoli ma sanguinosi conflitti, è impotente in quelli grandi [21], per i veti incrociati. Quindi augura successo a Ban Ki Moon [22] per il 30 settembre [23], ma è pessimista. L’Italia è davvero stata lasciata sola davanti ai massicci arrivi, dice Soyinka. E come mai all’improvviso l’Europa si è svegliata?

«La Germania fa politica – osserva Prodi – ha scelto i siriani [24] che sono laureati al 40% e diplomati al 50%. Fa il suo interesse, dopo che l’opinione pubblica si è ribellata. Ma lo fa seriamente: distribuisce subito gli arrivati, garantisce corsi di tedesco e fra un anno saranno integrati e produttivi [25]».