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25

Jun

“Bologna towards the Future”: watch the three events

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Bologna al futuro
16, 17 e 18 giugno 2020

in collaborazione con
Nomisma, Istituto De Gasperi, Fondazione Innovazione urbana, Urban@it

Puoi rivedere qui i tre seminari, dal titolo Bologna guarda al futuro, per ripensare alla prossima identità della città. È questa il ciclo di eventi proposti della Fondazione per la Collaborazione tra i Popoli che hanno riunito esperti e studiosi per definire insieme il futuro della nostra città. Il tutto, per le ragioni dettate dalla sicurezza in tempo di pandemia, in una diretta streaming gestita da Nomisma.

Il futuro passa per le città, un futuro che dovremo costruire insieme e che sarà il risultato della capacità di innovare e di progettare nel lungo periodo senza disperdere, o sprecare, quanto già acquisito in termini di capitale sociale.

Il programma era piuttosto ricco a partire dalla progettazione. Immaginato per questa primavera, Bologna guarda al futuro si è svolto online in diretta il 16, 17 e 18 giugno con la possibilità da parte del pubblico di intervenire. E’ stato Romano Prodi, che presiede la Fondazione per la Collaborazione tra i Popoli, a spiegare che non sarebbe stato possibile rimandare l’appuntamento all’autunno: “troppo vicino alla prossima campagna elettorale per le comunali, con il rischio che vi fossero letture politiche dell’iniziativa che invece è stata pensata per Bologna, la nostra città che tutti amiamo, con il solo scopo di offrire un’analisi utile al suo prossimo futuro”.

È infatti la nuova possibile identità di Bologna che è stata analizzata: dalla consapevolezza del passato di una città che ha saputo esprimere, nel corso della sua storia, innovazione, forte tradizione culturale, qualità e forza di coesione, fino ad una nuova definizione che consenta alla città e al suo territorio di affrontare le sfide competitive che l’attendono.

Il confronto con i relatori, è partito dalla ricerca di una definizione per la città condivisa da tutti. Ciascuno si è riconosciuto in Bologna, città cognitiva. Un profilo che affonda le sue radici nel passato e che richiama l’orgoglio storico di una città che ha saputo aprirsi al mondo grazie alla sua millenaria tradizione universitaria.

  • Martedì, 16 giugno “Bologna europea in una Regione a rete” con l’introduzione di Romano Prodi, il saluto di Walter Vitali e gli interventi di:
    • Franco Farinelli, “Bologna cognitiva nella storia“: lo Studium bolognese, erede della sistemazione territoriale romana, fin dal suo esordio riprende e riassetta elementi cruciali, già esistenti, e produce un’informazione specializzata esportandola in tutto il mondo. Da sempre Bologna non solo ha un profilo cognitivo, ma anche transnazionale, aperto e capace di attrarre interesse e domanda di sapere qualificato.
    • Annalisa Boni, “L’Europa delle città“: uno sguardo rivolto a 4 città medie europee, così come città media è anche Bologna. Non si tratta di replicare modelli di sviluppo, ma di analizzare e comprendere come si muovono città delle stesse dimensioni e quali saranno quindi i nuovi scenari sui quali anche Bologna dovrà collocarsi.
    • Giulio Santaga e Luigi Scarola,”Bologna e la Regione“: la necessità di una nuova e più chiara definizione di Bologna. Esiste infatti una definizione amministrativa (il Comune, la Città metropolitana), una definizione storico-culturale (Bologna la dotta), ci sono definizioni demografiche (i residenti e i pendolari) e definizioni funzionali (il polo terziario). Sono in parte definizioni intrecciate, ma non sempre coerenti tra loro.
    • Giuseppina Gualtieri, “Trasporti e mobilità“: la rete dei trasporti e delle infrastrutture. E’ la rete la definizione che meglio rappresenta Bologna?

  • Mercoledì 17 giugno “Bologna, sterile o feconda?” quale sarà il capitale umano disponile nel futuro? Saranno gli anziani, i giovani o gli immigrati? Con gli interventi di:
    • Gianluigi Bovini,“Chi costruisce il futuro?“: quali saranno i protagonisti del futuro di Bologna e quali sono le scelte strategiche e di politica sociale che possono creare il capitale umano di domani? È un investimento sociale utile? E se lo è, quali nuove risorse investire nel welfare che produce sviluppo? Ma quali servizi dovranno essere organizzati nel futuro, destinati al nuovo capitale umano con il quale Bologna dovrà fare i conti?
    • Marisa Anconelli, “Investiamo sull’infanzia?“: i servizi per l’infanzia come investimento in capitale umano.
    • Chiara Gibertoni, “Quale sanità si può costruire?“: la rete di protezione e prevenzione della salute in termini di innovazione organizzativa rispetto agli andamenti demografici, alla rete regionale e alla luce di quanto la pandemia da Covid 19 ha messo in evidenza.
    • Carlo Monti: “Quali case nel futuro?“: il nuovo capitale umano di Bologna quali case abiterà? Quale nuova progettazione urbana richiede il futuro di Bologna?
    • Michael Plummer, Rettore dell’Università Jhons Hopkins di Bologna, “Dialoghi tra Università” osservazione, con lo sguardo di una Università straniera, del capitale umano che le Università concorrono a formare.

  • Giovedì 18 giugno: “Dai bachi da seta ai Big data“: dalla fiorente coltivazione del baco da seta all’industrializzazione serica, dai distretti industriali come la packaging valley, motor valley e i poli biomedicali compreso il sistema di imprese delle filiere meccanica, meccatronica e motoristica. Bologna, con la Regione Emilia Romagna, è tra le prime sei aree manifatturiere d’Europa. Ma la sfida del futuro sta tutta nella ricerca e nella capacità di calcolo: nei big data. Dopo essere diventata la sede del data center del Centro meteo europeo, Bologna è stata scelta come una delle sedi del nuovo super calcolatore. Gli interventi dell’ultima giornata sono tutti dedicati alle eccellenze nei campi della ricerca, sviluppo e produzione tecnologica sorte su tutto il territorio emiliano romagnolo e che allargano i confini di Bologna all’intera rete regionale. Su questi temi si sono focalizzati gli interventi di:
    • Francesco Leali “Automobili e Università“
    • Patrizio Bianchi “Dati e bulloni“
    • Sonia Bonfiglioli “Bulloni e dati“
    • Romano Prodi ha tratto le conclusioni su quanto emerso negli interventi che hanno avuto luogo nelle tre giornate: “Bologna non è una metropoli come Parigi, o Londra, ma l’Emilia lo è e per questo è fondamentale che la nostra rete regionale sia efficace. Solo tutti insieme potremo avere un ruolo importante, in Europa e nel mondo“.

Scarica qui il Programma definitivo

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17

Jun

“Bologna towards the future”: final program and how to participate at the three events

Posted by rr  - Posted in

Bologna guarda al futuro
16, 17 e 18 giugno 2020
18.00-20.00

in collaborazione con
Nomisma, Istituto De Gasperi, Fondazione Innovazione urbana, Urban@it

Bologna, 12 giugno 2020 – Tre giorni e tre seminari, dal titolo Bologna guarda al futuro, per ripensare alla prossima identità della città. È questa la proposta della Fondazione per la Collaborazione tra i Popoli che ha riunito esperti e studiosi per provare a definire insieme il futuro della nostra città. Il tutto, per le ragioni dettate dalla sicurezza in tempo di pandemia, in una diretta streaming gestita da Nomisma.

Il futuro passa per le città, un futuro che dovremo costruire insieme e che sarà il risultato della capacità di innovare e di progettare nel lungo periodo senza disperdere, o sprecare, quanto già acquisito in termini di capitale sociale.

Il programma è piuttosto ricco: cominciamo dalla progettazione. Immaginato per questa primavera, Bologna guarda al futuro è ora in programma per il 16, 17 e 18 giugno e sarà on line: alla diretta si potrà partecipare e sarà possibile inviare domande. E’ Romano Prodi, che presiede la Fondazione per la Collaborazione tra i Popoli, a spiegare che non sarebbe stato possibile rimandare l’appuntamento all’autunno: “troppo vicino alla prossima campagna elettorale per le comunali, con il rischio che vi fossero letture politiche dell’iniziativa che invece è stata pensata per Bologna, la nostra città che tutti amiamo, con il solo scopo di offrire un’analisi utile al suo prossimo futuro”.

È infatti la nuova possibile identità di Bologna che si intende analizzare: dalla consapevolezza del passato di una città che ha saputo esprimere, nel corso della sua storia, innovazione, forte tradizione culturale, qualità e forza di coesione, fino ad una nuova definizione che consenta alla città e al suo territorio di affrontare le sfide competitive che l’attendono.

Il confronto con i relatori in sede di progettazione, è partito dalla ricerca di una definizione per la città condivisa da tutti. Ciascuno si è riconosciuto in Bologna, città cognitiva. Un profilo che affonda le sue radici nel passato e che richiama l’orgoglio storico di una città che ha saputo aprirsi al mondo grazie alla sua millenaria tradizione universitaria.

Segui qui i tre eventi diretta online

(16,17,18 giugno dalle 18:00 alle 20:00)

Manda le tue domande (WhatsApp o SMS) a questo numero:

+39 351 548 9722

 

  • Si comincia Martedì, 16 giugno alle ore 18 con “Bologna europea in una Regione a rete“, introducono Romano Prodi e Walter Vitali. A Franco Farinelli, già docente del nostro Ateneo, è affidato l’intervento “Bologna cognitiva nella storia“: lo Studium bolognese, erede della sistemazione territoriale romana, fin dal suo esordio riprende e riassetta elementi cruciali, già esistenti, e produce un’informazione specializzata esportandola in tutto il mondo. Da sempre Bologna non solo ha un profilo cognitivo, ma anche transnazionale, aperto e capace di attrarre interesse e domanda di sapere qualificato. Si prosegue con l’intervento di Annalisa Boni dal titolo “L’Europa delle città“: uno sguardo rivolto a 4 città medie europee, così come città media è anche Bologna. Non si tratta di replicare modelli di sviluppo, ma di analizzare e comprendere come si muovono città delle stesse dimensioni e quali saranno quindi i nuovi scenari sui quali anche Bologna dovrà collocarsi. Toccherà a Giulio Santaga e Luigi Scarola affrontare il tema di “Bologna e la Regione” a partire dalla necessità di una nuova e più chiara definizione di Bologna: esiste infatti una definizione amministrativa (il Comune, la Città metropolitana), una definizione storico-culturale (Bologna la dotta), ci sono definizioni demografiche (i residenti e i pendolari) e definizioni funzionali (il polo terziario). Sono in parte definizioni intrecciate, ma non sempre coerenti tra loro.
    E’ la rete la definizione che meglio rappresenta Bologna? In questo contesto si svilupperà anche l’intervento di chiusura della prima giornata affidato a Giuseppina Gualtieri, “Trasporti e mobilità” che approfondirà la rete dei trasporti e delle infrastrutture.

 

  • Nel secondo giorno, Mercoledì 17 giugno, ci si interrogherà su “Bologna, sterile o feconda?“. Quale sarà il capitale umano disponile nel futuro: saranno gli anziani, i giovani o gli immigrati? Gianluigi Bovini, che coordina la giornata, illustrerà i mutamenti demografici per arrivare a definire “Chi costruisce il futuro?“. Quali saranno i protagonisti del futuro di Bologna e quali sono le scelte strategiche e di politica sociale che possono creare il capitale umano di domani? È un investimento sociale utile? E se lo è, quali nuove risorse investire nel welfare che produce sviluppo? Ma quali servizi dovranno essere organizzati nel futuro, destinati al nuovo capitale umano con il quale Bologna dovrà fare i conti? Marisa Anconelli affronterà in questo contesto una domanda specifica “Investiamo sull’infanzia?” e illustrerà i servizi per l’infanzia come investimento in capitale umano. A Chiara Gibertoni, con “Quale sanità si può costruire?” è affidato il compito di analizzare la rete di protezione e prevenzione della salute in termini di innovazione organizzativa rispetto agli andamenti demografici, alla rete regionale e alla luce di quanto la pandemia da Covid 19 ha messo in evidenza. Ma il nuovo capitale umano di Bologna quali case abiterà? Quale nuova progettazione urbana richiede il futuro di Bologna? Si confronterà con questi interrogativi Carlo Monti: “Quali case nel futuro. Infine sarà Michael Plummer, Rettore dell’Università Jhons Hopkins di Bologna, a osservare, con lo sguardo di una Università straniera, il capitale umano che le Università concorrono a formare, nel suo intervento dal titolo: “Dialoghi tra Università“.

 

  • E si arriva così all’ultimo giorno, Giovedì 18 giugno: “Dai bachi da seta ai Big data“: dalla fiorente coltivazione del baco da seta all’industrializzazione serica, dai distretti industriali come la packaging valley, motor valley e i poli biomedicali compreso il sistema di imprese delle filiere meccanica, meccatronica e motoristica. Bologna, con la Regione Emilia Romagna, è tra le prime sei aree manifatturiere d’Europa. Ma la sfida del futuro sta tutta nella ricerca e nella capacità di calcolo: nei big data. Dopo essere diventata la sede del data center del Centro meteo europeo, Bologna è stata scelta come una delle sedi del nuovo super calcolatore. Gli interventi dell’ultima giornata saranno tutti dedicati alle eccellenze nei campi della ricerca, sviluppo e produzione tecnologica sorte su tutto il territorio emiliano romagnolo e che allargano i confini di Bologna all’intera rete regionale. Gli interventi saranno affidati a Francesco Leali “Automobili e Università“, Patrizio Bianchi “Dati e bulloni” e Sonia Bonfiglioli “Bulloni e dati“. Le conclusioni sono affidate a Romano Prodi che spiega: “Bologna non è una metropoli come Parigi, o Londra, ma l’Emilia lo è e per questo è fondamentale che la nostra rete regionale sia efficace. Solo tutti insieme potremo avere un ruolo importante, in Europa e nel mondo“.

 

Segui qui i tre eventi diretta online

(16,17,18 giugno dalle 18:00 alle 20:00)

Manda le tue domande (WhatsApp o SMS) a questo numero:

+39 351 548 9722

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17

Jun

Walter Vitali: «Bologna must bet on an ambitious future»

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O«Bologna scommetta su un futuro ambizioso»

Articolo di Walter Vitali sul Cantiere di Bologna del 17 giugno 2020

Ha un senso la scommessa della tre giorni di Romano Prodi e della sua Fondazione, soprattutto dopo la pandemia. La città sia la prima ad azzerare le emissioni di CO2, punti sulla Green economy, insegua la sua vocazione di luogo cognitivo per eccellenza, investa sulla sua Università perché diventi una delle prime al mondo e punti sui giovani. Ma deve vincere anche la sfida della longevità, pensare a un welfare diverso che tenga conto che nel 2040 un cittadino su tre avrà più di 64 anni. Ecco il testo della relazione al convegno dell’ex sindaco

Grazie a Romano Prodi e alla sua Fondazione per la Collaborazione tra i popoli per la scommessa di questi tre giorni. Le si può riassumere così: si può parlare di Bologna al futuro in una situazione così gravida di ansie per l’oggi, dopo la crisi del Coronavirus che non abbiamo ancora superato?

Penso di sì, perché bisogna costruire un ponte tra l’oggi e il domani, per guardare avanti. Non possiamo pensare di tornare semplicemente a essere come eravamo prima. In questo modo riprodurremo le cause che hanno contribuito alla pandemia, a partire dalla distruzione degli habitat naturali combinata con gli effetti disastrosi del cambiamento climatico. Dobbiamo invece cambiare il nostro modo di vivere, di consumare e di produrre. Cioè l’attuale modello di sviluppo, nell’unica direzione possibile: quella della sostenibilità.

La transizione energetica e il Green deal della Commissione europea devono dunque essere al primo posto. Ci sono città europee – ne parlerà Anna Lisa Boni di Eurocities – che hanno deciso di anticipare a prima del 2050 il traguardo dell’azzeramento delle emissioni climalteranti di anidride carbonica.

Perché non lo fa anche Bologna, dandosi ad esempio l’obiettivo del 2040? Questo significa essere la prima città italiana a darsi un obiettivo così ambizioso. Con una decisa accelerazione verso le necessarie infrastrutture del trasporto pubblico e l’uso dell’auto elettrica, una ondata di ristrutturazioni per riqualificare il nostro patrimonio abitativo dal punto di vista energetico, e tanti alberi come ha detto la Regione. Va piantata una foresta di alberi tutto intorno alla città anche per salvaguardare il territorio da un ulteriore consumo di suolo.

La Città metropolitana sta lavorando alla sua Agenda per lo sviluppo sostenibile e noi di Urban@it, insieme all’Alleanza per lo sviluppo a sostenibile (ASviS), ci occupiamo da tempo di questi temi. Quella è l’occasione per coinvolgere tutta la città intorno a quell’obiettivo, che vuol dire aumentare la nostra attrattività e sviluppare i nuovi settori produttivi della Green economy.

In questa sede, Franco Farinelli ci parlerà di città cognitiva. È la vocazione fondamentale di Bologna, senza alcun dubbio. Questo significa puntare sui giovani, sulla cultura, sull’innovazione e sull’Università. Pochi giorni fa Unibo ha festeggiato il suo 160° posto in un importante ranking mondiale. Ma non c’è nessun ateneo italiano tra i primi 100, e l’Italia ha bisogno di campioni nazionali in questo campo fondamentale. Bologna vuole candidarsi a entrare a far parte di questo gruppo ristretto di Università entro i prossimi 20-30 anni?

Se lo fa occorrono grandi investimenti nazionali. Il tema fa parte del Pacchetto di investimenti per lo sviluppo sostenibile di città e territori presentato nei giorni scorsi da ASviS e c’è da augurarsi che faccia parte del Piano che uscirà dagli Stati generali convocati dal Governo. Bisogna però che l’Università esca dal centro storico, perché non si può immaginare il suo sviluppo futuro tutto concentrato in edifici costruiti secoli fa per tutt’altri usi.

L’ultima grande sfida che io vedo per Bologna al futuro riguarda la longevità. Oggi un bolognese su cinque ha più di 64 anni, tra 20 anni saranno uno su tre con un aumento in proporzione degli ultra 85enni. Il nostro welfare non sarà in grado di reggere l’urto, a meno che non cominciamo ora ad occuparcene per dare agli anziani la possibilità di vivere in modo diverso nelle proprie abitazioni con spazi comuni e servizi leggeri di assistenza e di cura.

È un cambiamento radicale che deve investire intere zone e quartieri. Che va costruito a partire dalla possibilità per gli anziani di uscire di casa, visto che oggi a Bologna solo l’11% degli edifici con più di quattro piani sono dotati di ascensore.

Le suggestioni dunque non mancano. Sono sicuro che questi incontri aiuteranno a focalizzare meglio le idee e a fornire contributi, affinché la campagna elettorale del prossimo anno diventi un grande confronto su Bologna al futuro.

Walter Vitali: sindaco di Bologna dal 1993 al 1999, oggi direttore esecutivo di Urban@it

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16

Jun

Bologna: now a strong breakthrough to overcome the crisis

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Prodi: “Bologna, un salto di qualità per superare la crisi”
Il Professore: “Abbiamo l’obbligo morale di aiutare la politica, purché si occupi di problemi reali. Dobbiamo muoverci mettendo in connessione l’esperienza cognitiva e quella produttiva. Sono fiducioso che se ne possa uscir meglio di come pensavamo”

Intervista di Giovanni Egidio su La Repubblica di Bologna del 16 giugno 2020

Sottolinea “se”, il Professore Romano Prodi, guardando oltre la crisi in cui siamo caduti tutti, intesi come mondo, dopo il lockdown. “Se, e sottolineo se, le cose dovessero andare come stanno andando, cioè tutto sommato abbastanza bene rispetto agli scenari che ci eravamo prefigurati nei giorni più bui, e cioè se non ci fosse la giustamente temuta seconda ondata di contagi, io sono fiducioso sulla ripresa”.

È l’ottimismo della ragione, professore?

“No, non ho parlato di ottimismo, ma di fiducia, due concetti che vanno distinti. E dico fiducia perchè di questo maledetto virus sappiamo ancora troppo poco per essere ottimisti. Ma allo stesso tempo perchè non ho mai visto, e faccio soprattutto riferimento alla crisi di dieci anni fa, reagire così compattamente e così velocemente tutti gli Stati, Europa compresa, seppur con qualche ritardo. Sul piatto sono stati messi migliaia di miliardi di dollari dagli Usa e di euro dall’Europa. Allora, cioè nel 2012, la reazione fu molto più lenta. E allora, a differenza di oggi, la Germania, rigidamente e stupidamente, non accettò di fare deficit. Oggi invece sì. Insomma, lo scenario è completamente cambiato. Per questo, se tutto andrà bene sul piano sanitario, e risottolineo se, si può essere fiduciosi“.

Dall’Europa all’Emilia, uno dei settori più colpiti anche qui si teme possa essere il turismo. Ma forse, sempre sottolineando il se, anche in quel settore le cose potrebbero andare meno peggio del previsto?

“È possibile, oltreché auspicabile. Se la riviera riuscisse, come pare, a ripartire se non a pieno regime ma quasi, sarebbe molto importante. Anche perchè, seppur soffrendo molto l’assenza del turismo nei centri urbani – come a Bologna si nota a vista d’occhio – qualcosa si recupererà anche in Appennino, che mi par di capire sia stato riscoperto dalla necessità di poter stare in sicurezza e distanziati. Zone spesso abbandonate potrebbero ritrovarsi a passare un’estate con nuovi turisti. Per intendersi, la sofferenza ci sarà tutta, ma magari sarà meno dolorosa di come l’avevamo prevista”.

Per cercare di prevedere il domani che ci aspetta, ha organizzato la tre giorni di dibattiti che inizia oggi intitolata “Bologna guarda al futuro“. Si discuterà tanto e di molti temi ma, dovendo cercare una sintesi, partendo da quale punto?

“Direi dalla consapevolezza che senza una società cognitiva non ci può essere una società produttiva. E quindi dall’esigenza di mettere le due cose in connessione”.

Un esempio, stando al nostro territorio, di esperienza cognitiva che ha dato slancio a una realtà produttiva?

“Senza dubbio la Motor Valley. La capacità di mettere in connessione gli atenei della regione per formare intelligenze e professionalità al servizio di una grande iniziativa. E quindi di crearsi una reputazione. Fondamentale per essere attrattivi. Ne avete scritto voi dei suv elettrici che verranno costruiti in Emilia, giusto? Ecco in quel caso possiamo immaginarci che l’azienda abbia chiesto una consulenza per sapere dove sarebbe stato più opportuno aprire una linea produttiva e quella consulenza – magari inglese o americana – abbia indicato noi. C’è da esserne fieri, no?”.

E per mettere questi due saperi in connessione – il cognitivo e il produttivo -, oltre a sottolinearne la necessità, cosa serve?

“Un salto in avanti. Alla crisi provocata dal Covid, l’Emilia ha reagito meglio degli altri, perchè stava andando meglio degli altri. Ma seguire una tendenza, seppur virtuosa, oggi non basta più. Occorre misurarsi col mondo e anche competere. Qui ne abbiamo tutte le possibilità, ma non dobbiamo perdere tempo”.

La tre giorni è intitolata “Bologna guarda al futuro”, ma lei parla più spesso di regione.

“La dimensione dev’essere quella, obbligatoriamente. Noi siamo un centro medio-piccolo, per avere un futuro dobbiamo pensarci come epicentro dell’Emilia-Romagna, metterci in rete e pensarci così. Torno alla Motor Valley e alla capacità che quel progetto ha avuto di far parlare e collaborare tra loro gli atenei della regione. Quello dev’essere il nostro orizzonte, se non vogliamo restare indietro”.

Chi rischia più di tutti di non riuscire a tenere il passo?

“I piccoli, come sempre. Le piccole aziende, quelle di tutto il mondo dell’indotto, delle sub-commesse. Noi siamo un meccano industriale, abbiamo vere eccellenze: piastrelle, packaging, biomedicale…ma le piccole imprese nel 2012 caddero come birilli. A quelli bisogna pensare per fare sistema, le imprese forti possono anche superare lo stop, loro no. Dobbiamo portare quelle realtà all’efficienza delle nostre grande imprese. Il problema dell’occupazione sarà serio, iniziamo a prevenirlo”.

Tra i vari temi a dibattito su “Bologna guarda al futuro“, ci saranno la sanità, i trasporti, la demografia. Praticamente gli snodi cruciali di un programma amministrativo. Eppure, ha tenuto a sottolineare che voleva tenersi ben distante dalla politica e cioè dalla discussione sul voto del 2021. Ma non è che a forza di tenersi lontani dalla politica, si rende la politica poco appetibile per la società civile?

“Io mi tengo doverosamente lontano dal voto per le elezioni comunali perchè mi sento fuori gioco e nemmeno voglio fare l’arbitro, ma altrettanto convintamente credo e mi muovo nella direzione di incoraggiare la politica a dare il meglio di sé. Ne abbiamo l’obbligo morale. D’altro canto, la politica o parte dal mettere al centro del dibattito la soluzione dei problemi, o è meglio che vada a casa. Sono convinto che da questo dibattito nascano idee e spunti per la politica e io li lascerò correre liberamente perché tutti diano il proprio contributo. ”

Insomma idee, spunti, ma non nomi, giusto?

“Un nome lo faccio, il mio. State pur certi che non mi candiderò a fare il sindaco. In questo caso senza nessun se“.

 

 

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14

Jun

There is a curve in history: let’s bring the talents back home, if not it’s over

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«C’è una curva della storia, se Bologna si stacca è finita. Il ritardo peserà per anni»

Intervista di Daniela Corneo e Marco Madonia a Romano Prodi e a Patrizio Bianchi su Il Corriere di Bologna del 14 giugno 2020

Prodi: la mia città si gioca il futuro
L’ex premier: “Siamo a una curva della storia, se Bologna si stacca è finita, riportiamo a casa i talenti”
Bianchi: “Da troppo tempo manca una riflessione, il domani è nella conoscenza, la scuola deve ripartire”

“Siamo di fronte a un momento decisivo, a una curva della storia. Se, in questa fase, Bologna e l’Emilia si staccano dalla storia allora è finita, accumuliamo un ritardo che non si recupera in decine di anni. Eppure in città non c’è una sufficiente consapevolezza, per questo abbiamo voluto organizzare una discussione che parla del futuro di Bologna, una riflessione complessiva che manca da troppo tempo. È un evento fatto qui, ma il discorso vale per tutta la regione”, dice Romano Prodi. L’ex premier con la sua Fondazione ha organizzato 3 webinar – da martedì a giovedì dalle 18 alle 20 – chiamando a raccolta geografi, economisti, imprenditori, sociologi e urbanisti. Ne parla insieme a Patrizio Bianchi, accademico, ex assessore regionale a Lavoro e formazione e a capo della task force voluta dal ministero dell’Istruzione per la programmazione della riapertura delle scuole.

La vostra riflessione sul futuro di Bologna parte da una definizione: “città cognitiva”. Perché l’avete scelta?

Prodi: “Bologna si trova di fronte a una svolta: gli investimenti sui big data, la motorvalley, finalmente i legami tra le università emiliane stanno creando un profondo cambiamento nella nostra città. Il nostro futuro, se c’è un futuro, è nella conoscenza”.

C’è chi penserà che è il suo ingresso nella campagna per le Comunali del 2021.

Prodi: “Noi dovevamo fare queste lezioni dal vivo in queste stesse date, poi c’è stata la pandemia. Se l’avessimo rinviata a settembre, saremmo andati nel mezzo della campagna elettorale ed è la cosa più lontana che vogliamo fare. Questa è una discussione sul futuro di Bologna e non sul mio futuro che è ormai passato”.

E come si svilupperà?

Prodi: “Ci sarà un breve richiamo sulla storia di Bologna città cognitiva, quando era il centro della scienza europea. Poi guarderemo a cosa fanno le altre città europee che stanno preparandosi al futuro. Non le grandi città, ma quelle della nostra stessa misura. Che vocazioni si danno? Da lì cominceremo a osservare le reti emiliane. Come quella della motorvalley, tema che approfondiremo nell’ultima giornata. In questi giorni si parla dell’investimento da un miliardo di Faw-Silk EV per realizzare qui un nuovo laboratorio per la produzione di auto elettriche. Ecco, se nel mondo diventa un fatto acquisito che le super car vengono costruite soprattutto in Emilia, allora questo diventa un grande valore aggiunto. E lo stesso vale per il packaging. Dobbiamo analizzare la nostra società e capire cosa possiamo fare per inserirci nel mondo che va avanti: sguardo all’Europa per essere competitivi, legami fra le città e le università della regione, quindi infrastrutture e trasporti. La seconda giornata sarà incentrata su chi costruisce il futuro: la preoccupazione demografica è molto forte, e ci sarà un focus sull’infanzia. E poi il problema numero uno: la casa . Bisogna capire cosa farà la politica, se rafforzerà le aree suburbane, come ha fatto in passato, o i paesi di medie dimensioni. Poi ci occuperemo dei singoli settori come il sistema sanitario, con Chiara Gibertoni che ha la responsabilità di guidare l’ospedale Sant’Orsola, e quindi il direttore della Jonhs Hopkins per riflettere sui legami tra università. L’ultimo giorno invece andremo a trattare aspetti più specifici, come la rete dell’automobile e il futuro della nostra meccanica”.

Qual è l’obiettivo?

Prodi: “è il tentativo di iniziare una riflessione sul futuro a ruota libera. L’Emilia-Romagna di sfide ne ha molte, cercheremo di aprire un dibattito che si allarghi a tutti i settori. È tanto che Bologna non si pensa in modo complessivo. Siamo una città intellettualmente meravigliosa con tanti fermenti settoriali. In questa occasione cerchiamo di far dialogare tra loro i diversi settori per aiutare la città e la regione “.

Ci sarà un approffondimento dedicato all’infanzia, ma non c’è infanzia senza scuola e senza istruzione. Qual è il ruolo che deve avere l’istruzione in una città come Bologna? Sul tema della scuola si tende a delegare ai livelli centrali, ma forse c’è un modo perché a livello locale ci si riappropri di questo tema.

Bianchi: “Roma deve semplificare al massimo le condizioni per permettere a ognuno di fare la miglior scuola possibile. Quando ci sono situazioni sanitarie pericolose, come quella che stiamo vivendo, magari la Protezione civile dà le regole sanitarie e noi poi lavoriamo per permettere a ognuno di applicare quelle regole nel proprio contesto. Bologna ha sempre investito nella scuola e in particolare nell’infanzia, perché ha sempre ritenuto che la scuola e l’infanzia non siano solo un modo per tenere i bambini, ma soprattutto per farli crescere in una comunità. Oggi per fare il salto di città cognitiva e di economia cognitiva, bisogna avere una scuola che prepara al lavorare insieme, al vivere insieme. Lo sviluppo non passa solo per l’università, ma passa anche per i nidi e le scuole dell’infanzia, perché lì formi bambini che poi diventano ragazzi consapevoli. Come vedete sono lontano dal plexiglas”.

Lontano dal plexiglas, ma vicino alla tecnologia.

Bianchi: “Abbiamo avuto in questi anni dei salti: a tecnologia non si sviluppa in modo lineare Dobbiamo avere persone con solide fondamenta scientifiche ma anche umanistiche. Bisogna essere flessibili e usare tutte le tecnologie, servono persone preparate a gestirle consapevolmente. Serve l’idea di una scuola che ti insegna a partecipare alla comunità. Bisogna sperimentare tutto il nuovo, il nuovo senza paura”.

Prima parlavamo di motorvalley, packaging, filiere, trasporti. Il vostro è anche un ragionamento sui confini di Bologna che non può più ragionare solo in termini metropolitani. Le aziende dei trasporti (Tper) o le Fiere pensano a un sistema regionale. È questo lo scenario?

Prodi: “Grandi imprese non ne abbiamo più, ma possiamo essere leader mondiali di filiere importanti. Nelle supercar andiamo da Dallara della collina parmense fino alle scuderie romagnole. In mezzo Ferrari, Lamborghini, Pagani, Maserati e le altre. Una filiera così può reggere anche con imprese di medie dimensioni.. Viviamo, nonostante l’impatto del Covid, in un mondo globalizzato: se non sei tra i primi, sei finito. Il packaging, a sua volta, va da Parma per gli i alimentari fino a Imola. il risultato è che abbiamo battuto i tedeschi, stiamo diventano co-leader mondiali. Ci sono altri settori dove si ha successo: la ceramica e il sistema delle apparecchiature mediche come a Mirandola. L’organizzazione regionale ci fa sopravvivere. Ma non c’è solo la produzione: lo stesso discorso vale per gli ospedali. Nel rapporto col territorio e con gli altri ospedali, se non hai un sistema unico è un bel pasticcio. Ecco perché è importante vedere questa prospettiva. Anche se la nostra iniziativa è organizzata a Bologna, il contesto è emiliano”.

Bianchi: “L’Emilia-Romagna ha 4,8 milioni abitanti, tutti insieme siamo la metà di Parigi. Nel mondo stanno emergendo città-territorio grandi e diffuse, come San Francisco. Per attraversare Los Angeles servono due ore, più o meno quanto ci vuole per andare da Piacenza a Rimini. In questa logica è normale che l’Emilia-Romagna abbia 4 università, 10-12 teatri, 15 ospedali di cui alcuni specializzati. È questa la dinamica per stare dentro il mondo.

Avete parlato di Bologna come di una città che ha un gran fermento sociale. Come conciliare le forti spinte sociali dal basso, le istanze dei movimenti che provano a fermare la globalizzazione con le esigenze globali del mercato? Come tenere insieme queste due componenti in una città?

Prodi: “Le spinte ambientaliste sono più forti nella Silicon valley che a Bologna. . Ma sta anche lì il senso del dinamismo della società. Poi i movimenti sono ovunque, più vive sono le società, più vivi sono questi movimenti. Ed è lì che arriva la fase creativa: non sono i movimenti che ostacolano l’intelligenza, ma sono le ripetizioni conservative del passato, la burocrazia, la paura di andare avanti. Le forze nuove non sono mai di ostacolo, le forze vecchie sono di ostacolo. Se contiamo i ricercatori emiliani che sono in Silicon valley, possiamo fare una Apple emiliana! I nostri talenti sono tutti in giro per il mondo. Ci vorranno 20 o 30 anni, ma il nostro dovere è cercare di dare loro le occasioni per essere creativi. Quello che mi preoccupa è che per essere creativi bisogna andar via”.

Ha detto che la riflessione su Bologna e sull’Emilia manca da tempo. Perché? Bologna ha consapevolezza di essere in una curva della storia così cruciale?

Prodi: “Non c’è consapevolezza ed è per quello che insistiamo in questa tre giorni. A Bologna nell’ultima parte del secolo scorso con il Mulino, Nomisma, Prometeia e altre iniziative c’è stato un grande momento creativo. Poi un po’ per la crisi del Paese, un po’ per la globalizzazione, questo momento creativo è venuto meno. E’ un problema della società italiana”.

Una città “cognitiva” forse non può prescindere dall’aspetto urbanistico. Che ruolo deve avere l’urbanistica nel futuro?

Bianchi: “Il problema degli spazi sta tornando in tutte le città. Dobbiamo riuscire a immaginare tutta la regione come un alternarsi di strutture urbane aperte e grandi aree non solo rurali, cioè pensare che il parco non sia più un’alternativa alla città. Per esempio in Regione abbiamo grandi parchi Mab (Man and the biosphere, ndr) Unesco, uno prende tutto il Delta del Po, l’altro tutta la parte centrale del nostro Appenino: stiamo ragionando su come allargare queste aree e fare grandi parchi che arrivino a lambire le città. Nelle città, d’altra parte, abbiamo avuto una crescita in cui i centri storici sono stati protetti e le periferie no. Va rigenerata questa continuità urbana. Nel caso di Bologna va ripensata tutta la Bolognina, l’area Nord che va dalle mura fino alla tangenziale. Il posto in cui stiamo concentrando le più grandi infrastrutture di supercalcolo d’Europa: un’area periferica che torna ad avere una sua centralità addirittura europea, ma è chiaro che deve essere ripensata l’urbanistica, proprio per rendere più vivibile tutto il territorio, non solo il salotto del centro.

Prodi: “Questo mi fa completare la risposta sui movimenti sociali. È un grande dilemma, perché abbiamo bisogno di nuovo, ma non possiamo più sprecare aree verdi e aree agricole. Ciò che ci chiedono questi movimenti , cioè di non sprecare verde, deve essere interpretato: abbiamo zone artigianali abbandonate da recuperare, bisogna creare gli strumenti per cui il nuovo si possa sviluppare senza peggiorare la situazione. Se si guarda dall’elicottero la nostra pianura è un disastro, per ci ben venga un confronto con questi movimenti. “.

Ha detto di non volere finire nella campagna elettorale. Il punto è che vi ha anticipato ed è già iniziata.

Prodi: ” Non scherziamo Ho 81 anni, penso ad altro e cerco di fare dello sport: anche quest’anno ho fatto la 5.30″.

Se non è lei, avrà pensato a qualcuno che le piace molto.

Prodi: “No e mi rifiuto di pensarlo. Cerchiamo di creare a un bel pensiero libero prima di cominciare le battaglie. Dobbiamo dare al nuovo sindaco, chiunque sia, un patrimonio a cui possa attingere, questo è il dovere di un cosiddetto intellettuale, soprattutto se anziano”.

Con indecisioni e scelte sbagliate cosa rischiamo?

Prodi: “Se sbagliamo ora, non si recupera per decine di anni. Ci sono quei momenti in cui se ci si distacca dalla storia, non si rientra. Non è solo un fatto tecnologico, il momento è decisivo. Quando hanno iniziato a parlarmi di big data diffidavo, poi quando ho capito che entravano in ogni evento del futuro e in tutto lo sviluppo della società, ho capito che siamo in una curva della storia. Poi, certo, se l’Europa perde contatto con gli altri, lo perdiamo anche noi. Ma Bologna e l’Emilia non possono staccarsi dall’Europa, altrimenti

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14

Jun

“Flexibility and integration: the future healthcare will start from the districts”

Posted by ll  - Posted in

“Flessibilità e integrazione La sanità del futuro ripartirà dal territorio”
La dg del Sant’Orsola: “Riorganizzazione dei posti letto, priorità alle strutture pubbliche. Nuovo ruolo per i medici di Medicina generale”

Intervista di Andrea Zanchi a Chiara Gibertoni su Il Resto del Carlino ed. Bologna del 14 giugno 2020

‘Quale sanità si può costruire?’ è l’intervento che Chiara Gibertoni, dg del Sant’Orsola e commissario straordinario dell’Ausl, terrà mercoledì durante ‘Bologna al futuro’, la tre giorni di incontri e seminari (da martedì a giovedì, dalle 18 alle 20) organizzata dalla Fondazione per la Collaborazione tra i Popoli presieduta da Romano Prodi, in collaborazione con Nomisma, Istituto De Gasperi, Fondazione Innovazione Urbana e Urban@it e con il contributo di Banca di Bologna. La tre giorni si terrà in diretta streaming per ragioni di sicurezza legate alla pandemia, scartata l’ipotesi di rimandare l’evento all’autunno (“troppo vicino alla prossima campagna elettorale per le Comunali, con il rischio che vi fossero letture politiche dell’iniziativa, che invece è stata pensata per Bologna, con il solo scopo di offrire un’analisi utile al suo prossimo futuro” specifica Prodi). Primo
appuntamento martedì alle 18 con ‘Bologna europea in una Regione a rete’, introdotto dall’ex premier e da Walter Vitali.

Integrazione, specializzazione e rapportoì sempre più stretto con il territorio. La sanità del futuro secondo Chiara Gibertoni, dg del Sant’Orsola e commissario straordinario dell’Ausl, è riassunta in tre parole. A maggior ragione dopo l’esperienza del Coronavirus, con il carico di lavoro, novità e incognite che la pandemia ha portato tra le corsie degli ospedali di tutta Italia, Due Torri comprese. Anche di questo Gibertoni parlerà mercoledì prossimo nella tre giorni di incontri ‘Bologna al futuro’, organizzata dalla Fondazione per la Collaborazione dei popoli, in occasione dell’incontro dal titolo ‘Quale sanità si può costruire?”

Domanda d’obbligo, dopo lo tsunami del Covid 19: da dove riparte la sanità post-virus?

“Dall’integrazione dei livelli di assistenza prima di tutto. In seguito dalla specializzazione delle competenze già presenti – e su questo il passaggio del Sant’Orsola a Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico darà una spinta straordinaria (servirà all’incirca un altro mese per l’ok definitivo; ndr) -, dal rafforzamento della sanità territoriale e dalla crescita della relazione con i medici di base e di Medicina generale. E poi da un cambio di mentalità”.

Tradotto?

“Per anni il concetto dell’efficienza è stato il punto di riferimento del mondo sanitario, quasi il solo valore possibile. Intendiamoci: l’efficienza serve, manon può diventare l’unico metro di giudizio e l’unico mandato in termini aziendali, anche perché un approccio del genere irrigidisce il sistema. Lo abbia mo visto proprio durante la pandemia, quando è stata la flessibilità a giocare un ruolo decisivo
nel contrastare il virus. E anche per questo dobbiamo ringraziare tutti gli operatori sanitari per il lavoro che hanno svolto negli ultimi mesi, sono stati davvero eccezionali. La flessibilità e il suo valore sono due elementi da riscoprire per la sanità del futuro”.

Di flessibilità ce ne vorrà molta per riorganizzare gli oltre 400 posti letto ‘in eccesso’ a causa delle nuove regole dettate dal virus. La priorità resta sempre trovare nuovi spazi dentro le strutture pubbliche?

“Certamente. Ma non dobbiamo redistribuire i posti letto giusto per riempire in qualche modo gli spazi di altri ospedali pubblici. Bisognerà seguire sempre la logica dell’integrazione tra strutture e tra le singole competenze scientifiche, per fare un lavoro in prospettiva. L’intervento di Regione e Università nel processo di riorganizzazione va in questa direzione”.

Un esempio concreto di cosa e come si potrebbe fare?

“Prendiamo il servizio di Urologia: i posti letto si possono redistribuire tra i grandi ospedali della città, mentre per le attività a bassa intensità si può fare affidamento sull’ospedale di San Giovanni in Persiceto”.

E per gli esami e le visite specialistiche rimaste in sospeso a causa della pandemia?

“L’immediato esiste e dobbiamo affrontarlo. Sarà necessario trovare soluzioni temporanee, e questo sarà possibile solo mettendo a sinergia tutto il sistema sanitario territoriale, compreso il privato convenzionato. Per me però deve valere sempre e solo un principio”.

Quale?

“Dai privati convenzionati do-vremo affittare dei luoghi dove svolgere l’attività sanitaria: competenze e professionisti del pubblico dovranno rimanere nel perimetro del Sistema sanitario nazionale. Una delle cose che dobbiamo evitare è la frammentazione della sanità pubblica e delle sue eccellenze, fondamentali per tutto il territorio”.

Con il virus si è riproposto il tema di un’assistenza sanitaria più vicina ai cittadini. I prossi- mi anni serviranno per far decollare le Case della Salute?

“Io penso che queste strutture siano già decollate per bene, come ad esempio al Navile o a San Pietro in Casale. L’importante è che non diventino poli accentratori come gli ospedali ma stru- menti per garantire lo sviluppo dell’assistenza territoriale, in particolare nei confronti di quella fascia di popolazione fragile che avevamo ben presente già prima del virus. Dobbiamo arrivare a una presa in carico tempestiva da parte dei servizi territoriali”.

Come fare?

“Il tassello che ci mancava è il raccordo tra le Case della salute e i medici di Medicina generale: ci stiamo lavorando e siamo in dirittura di arrivo, anche dal punto di vista sindacale”.

In concreto cosa cambierà?

“Andiamo verso la creazione di una serie di piccoli team dove il medico di Medicina generale non è più da solo in ambulatorio, ma lavora con altri medici – specializzati in determinati settori oppure i giovani – e coordina un gruppo di lavoro di cui fanno parte anche infermieri e amministrativi. Con un unico obiettivo: garantire un’assistenza territoriale tagliata sulla necessità dei pazienti più fragili, anche il sabato e la domenica”

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10

Jun

Three online webinars: “Bologna towards the future”

Posted by rr  - Posted in

Care Amiche e cari Amici,

la situazione che stiamo vivendo è una occasione per spingerci ad una seria riflessione sul nostro futuro.

Per questo la Fondazione per la Collaborazione tra i Popoli, presieduta dal Prof. Romano Prodi, ha organizzato tre incontri – in streaming – su “ Bologna al futuro”, così da poter riflettere, in modo ampio ed approfondito, anche sul futuro della nostra città.

Gli incontri saranno Martedì 16, Mercoledì 17 e Giovedì 18 Giugno dalle ore 18.00 alle 20.00

Qui potete trovare il programma completo degli incontri.

Quanto prima vi sarà comunicato il link su cui cliccare per collegarsi alla trasmissione in streaming ed il numero di telefono a cui mandare per SMS le vostre domande.

Con i più cordiali saluti

Fondazione per la Collaborazione tra i Popoli

Download the brochure with the program

Romano Prodi · Intervista .. Romano Prodi presenta Bologna al Futuro
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29

May

“Bologna towards the future”: three online webinars to plan the city of the future

Posted by rr  - Posted in

Docenti, imprenditori e manager: Prodi disegna la città del futuro
Alla tre giorni di seminari online tenuti dal professore anche Bonfiglioli, Gibertoni e Bianchi

Articolo di Marco Madonia sul Corriere di Bologna del 29 maggio 2020

Romano Prodi chiama a raccolta docenti, imprenditori e manager per immaginare la città che verrà. Si chiamano “Bologna guarda al futuro”, i tre webinar che il Professore ha deciso di organizzare dal 16 al 18 giugno (sempre dalle 18 alle 20) nella sale di Nomisma, il think tank di Strada Maggiore luogo d’elezione del pensiero prodiano. I più maliziosi vedranno nelle tre discussioni l’intervento del padre nobile del centrosinistra nella corsa, partita con grandissimo anticipo, per le Amministrative 2021 che dovranno scegliere il successore di Virginio Merola a Palazzo d’Accursio. Per la verità, l’ex premier ha deciso di anticipare i tempi (l’evento si sarebbe potuto svolgere anche dopo l’estate) proprio per evitare di finire in mezzo alla campagna elettorale.

Il dibattito

E l’obiettivo è organizzare un dibattito da contenuti alti. L’evento è promosso dalla Fondazione per la collaborazione tra i popoli, presieduta dall’ex premier, in collaborazione con Nomisma, l’Istituto De Gasperi e Urban@bo, la piattaforma di condivisione della conoscenza sulle politiche urbane diretta dall’ex sindaco Walter Vitali. Nelle scorse settimane il Professore è stato chiamato dal governatore, Stefano Bonaccini, a guidare il gruppo di saggi che dovrà portare la regione fuori dall’emergenza coronavirus. Questa volta, invece, è il padrone di casa. Tra gli invitati alla tre giorni sul web ci sono, tra gli altri, la vicepresidente di Confindustria Emilia, Sonia Bonfiglioli, che guida l’omonima multinazionale meccatronica e la direttrice generale del Sant’ Orsola e commissario dell’Ausl, Chiara Gibertoni. Poi la presidente di Tper, Giuseppina Gualtieri, economista da sempre considerata molto vicina a Prodi, e Patrizio Bianchi, il docente ed ex assessore regionale che ora guida il gruppo di lavoro sulla scuola del futuro voluto dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. Nel panel anche il consigliere di Nomisma, Giulio Santagata, ex ministro del governo presieduto proprio da Prodi. Un contributo arriverà poi da Gianluigi Bovini, l’uomo dei numeri di Palazzo d’Accursio già direttore del servizio statistico e demografico.

La proposta condivisa

“Romano Prodi – recita il manifesto dell’evento – ha incontrato geografi, demografi, economisti, sociologi, urbanisti e politici, che da tempo osservano Bologna, ciascuno dal proprio punto di vista. Ne è discesa una proposta condivisa il cui obiettivo è l’individuazione del bisogno di innovazione e l’analisi delle capacità di rinnovamento, a partire da tutti gli aspetti in cui Bologna ha già dimostrato di essere in grado di fare e di fare bene”. La definizione “in cui ciascuno si è riconosciuto è quella di Bologna “città cognitiva”: un profilo che si è andato definendo nel corso di tutta la sua storia, certamente debitore della millenaria tradizione della sua Università che l’ha resa aperta al mondo”. L’ex premier “intende proporre una riflessione sul futuro di Bologna: dalla sua forte e peculiare tradizione amministrativa e culturale, che la contraddistingue rispetto alle altre città italiane per investimenti strategici nei servizi, assistenza sanitaria e istruzione, all’individuazione di una vocazione futura della città”.

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