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May

Eurasia Review: “Africa: 53 Nazioni, Una Unione”, Conferenza oggi a Bologna

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Ci spiace, ma questo articolo è disponibile soltanto in English.

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May

Pace e cooperazione sono le due priorità per l’Africa

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AFRICA: PRODI, LE SUE PRIORITA’ SONO PACE E COOPERAZIONE

A BOLOGNA CAPI DI STATO, ESPERTI E DIPLOMATICI A CONFRONTO

(ANSA) – BOLOGNA, 21 MAG – Le priorita’ del continente africano sono pace e cooperazione. Romano Prodi, ex presidente del consiglio dei ministri e della Commissione europea, ha riunito a Bologna capi di Stato africani, esponenti di governo e diplomatici per ribadire la sua visione maturata durante l’esperienza di presidente del panel dell’Onu per il peacekeeping. In un incontro, organizzato dalla sua Fondazione per la cooperazione fra i popoli, che gia’ dal titolo esprime il suo proposito: ‘Africa: 53 countries, one Union‘.

Ed e’ proprio sul rafforzamento dell’Unione Africana del suo ruolo di interlocutore per il ‘mondo occidentale’ che Prodi ha messo l’accento aprendo il convegno bolognese: ‘La priorita’ dell’Africa e’ la pace, ma poi c’e’ la cooperazione: c’e’ un assoluto bisogno di lavorare insieme. Finora le relazioni sono state bilaterali e questo ha frammentato i rapporti e le politiche: oggi sotto il coordinamento dell’Onu, bisogna che a lavorare insieme siano Unione Europea, Unione Africana, Cina, Usa e gli altri grandi paesi’.

A confrontarsi con Prodi, docenti universitari, esponenti di organizzazioni internazionali e molti esponenti dei governi africani, come il presidente del Senegal Abdoulaye Wade, Moussa Dosso, ministro della Costa D’Avorio e Samuel Sam-Sumana, vice presidente della Sierra Leone. Presente anche il governo dell’Unione Europea, con il commissario europeo per lo sviluppo, il lettone Andris Piebalgs e l’ambasciatore degli Stati Uniti presso l’Unione africana Michael A. Battle. (ANSA).

NES
21-MAG-10 14:55 NNN

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21

May

53 paesi africani devono essere un Continente, ma senza sacrificare le loro identità

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Africa/ Prodi: 53 Paesi devono essere un continente

18:09 – ESTERI- 21 MAG 2010 Non eliminare i paesi ma trasformare le loro relazioni
Bologna, 21 mag. (Apcom) – I 53 Paesi africani devono essere un continente “a loro misura, senza sacrificare le proprie identità e gli interessi nazionali”. A ribadirlo è Romano Prodi, ex presidente del Consiglio italiano, presidente della Fondazione per la collaborazione tra i popoli, che ha promosso oggi a Bologna il primo di tre incontri con i rappresentanti africani.

“Nel nuovo mondo globalizzato – spiega Prodi – neppure i grandi paesi africani hanno la forza e le dimensioni economiche per garantire pace e crescita nel lungo periodo”. Per questo è diventato urgente realizzare l’Unione africana sul modello di altri continenti. Secondo l’ex premier l’Africa non necessita di nuove istituzioni ma ha bisogno di una “regolazione del conflitto” in corso “allo scopo di stabilizzare e garantire la sicurezza”.

È importante anche il contributo che può arrivare dalle altre nazioni: “E’ il momento – dice – di sviluppare un comune approccio tra Unione europea, Stati Uniti, Nazioni Unite e paesi emergenti quali India, Cina, Russia e Brasile. “Noi siamo in una nuova era – continua Prodi – in cui la dimensione e la complessità della sfida richiedono una forte collaborazione tra tutti gli attori. Affrontare questa sfida richiede relazioni effettive, coordinamento rafforzato e chiara comprensione delle forze e delle debolezze di ciascuno”.

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May

Alcune immagini dalla conferenza “Africa: 53 Countries, One Union”

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Si è svolto oggi a Bologna il convegno “Africa, 53 Countries, One Union”, promosso dalla Fondazione per la collaborazione tra i Popoli, presieduta da Romano Prodi. Oltre allo stesso ex presidente del Consiglio italiano, sono intervenuti, fra gli altri, il vicesegretario dell’ONU Asha Rose Migiro, numerosi presidenti dei Paesi africani, rappresentanti Ocse e della Banca Mondiale, oltre al commissaro europeo per lo sviluppo Asndris Piebalgs.

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21

May

Un nuovo “Piano Marshall” per la rinascita dell’Africa

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Esteri | 21/05/2010 | ore 19.50 »
Bologna, 21 mag. – (Adnkronos) – “Una sorta di piano Marshall per l’Africa che porti in se uno spirito in grado di stimolare la cooperazione tra i diversi Stati”. E’ quanto auspica l’ex premier e ex presidente della Commissione Ue Romano Prodi concludendo a Bologna il meeting intitolato ‘Africa. 53 Paesi una unione‘ e organizzato dalla fondazione per la Collaborazione tra i popoli da lui stesso fondata e presieduta. Prodi ha sottolineato, al termine dei lavori dell’intera giornata, la “necessita’ di mettere fine al bilateralismo con i Paesi africani e di mettere in campo una strategia di cooperazione sovrana da concordare a livello regionale e continentale”.

In particolare, Prodi ha rimarcato che i temi al centro del dibattito che deve coinvolgere anche Onu, Usa e Cina, sono relative ad alcune macro aree: pace e sicurezza, investimenti in infrastrutture, emergenza idrica e sicurezza alimentare e, infine, istruzione. Un po’ scettico sull’idea di poter riproporre un piano Marshall come accadde dopo la Seconda guerra mondiale si e’ mostrato l’ex presidente del Sudafrica Thabo Mbeki. “E’ improbabile che avremo un piano Marshall dai Paesi piu’ sviluppati -ha detto l’ex premier sudafricano- perche’ non sono cosi’ spaventati come lo erano all’epoca della guerra fredda tra i due blocchi”.

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21

May

Radio Città del Capo: L’Africa arriva a Bologna

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L’Africa arriva a Bologna

Articolo su Radio Città del Capo del 21 maggio 2010

“Africa: 53 Nazioni. Una Unione“. E’ questo il titolo della conferenza, organizzata dalla Fondazione per la Collaborazione tra i Popoli di Romano Prodi e sotto il patrocinio dell’ONU, che ha visto riunirsi a Palazzo Re Enzo personalità di spicco del mondo africano tra cui Abdoulaye Wade, presidente del Senegal e Thabo Mbeki, ex presidente del Sud Africa.

La giornata è iniziata con un discorso di apertura di Romano Prodi seguito da una serie di tavole rotonde tematiche su politica, economia e infrastrutture. Scopo dei dibattiti aprire il cammino per una maggiore integrazione a livello africano così da superare quei rapporti bilaterali tra singoli stati africani e paesi occidentali che, ha detto Romano Prodi, sono responsabili di molti dei problemi del continente nero.

“Nessuno stato africano per quando ricco – ha spiegato Prodi – può permettersi di affrontare da solo la globalizzazione”.

E il presidente senegalese Abdoulaye Wade si è spinto oltre chiedendo di accellerare verso la creazione degli Stati Uniti d’Africa. Ma Wade ha anche criticato gli accordi commerciali stipulati con l’Unione Europea che strangolano l’Africa e i visti che “vengono concessi col contagocce“. A queste condizioni, ha concluso il presidente senegalese, “è più facile fare affari con Cina e India. Ed è questo quello che facciamo”.

Ascolta Romano Prodi sulla conferenza e sul rapporto tra Africa e Cina

Oltre a Wade hanno partecipato all’evento altri esponenti di spicco della politica africana e mondiale: la vice segretaria generale dell’Onu Rose Migiro, ilportavoce dei leader tradizionali africani Tchiffi Zie e Thabo Mbeki, l’ex presidente del Sud Africa che con Nelson Mandela si è battuto per la sconfiggere l’apartheid nel suo paese.
Pubblicato il 21.05.2010

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21

May

“Africa. 53 Nazioni, Una Unione” Discorso di apertura di Romano Prodi

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Africa. 53 Countries, one Union

Discorso di apertura del Presidente Romano Prodi

Bologna, Palazzo Re Enzo, 21 maggio 2010

Onorevoli Presidenti, Ministri e partecipanti a quest’assemblea, cari colleghi, signore e signori,è un grande piacere per me aprire questa conferenza. Essere qui è un grande onore , non solo per la reputazione dei partecipanti, ma soprattutto per via delle attuali difficoltà politiche ed economiche.

Viviamo in un tempo di crisi nel quale è essenziale condividere nel modo più aperto possibile e rafforzare le nostre idee con coloro che operano in questa complessa realtà.

Gli stati africani stanno affrontando  sfide enormi alla loro stabilità e sicurezza. Sebbene negli ultimi anni ci sia stato un considerevole progresso nella conquista della pace e della crescita economica, ancora molte popolazioni dell’Africa non godono dei benefici della pace.

Inoltre, vecchie e nuove minacce continuano a mettere a repentaglio la stabilità politica.
Tutto ciò è particolarmente destabilizzante in quanto la pace nel continente africano non riguarda solo il futuro dell’Africa ma quello di tutti noi.

In riposta a queste sfide i leader africani hanno creato importanti istituzioni comuni.
Abbiamo intrapreso negli ultimi anni un lungo percorso e non posso che riconoscere gli enormi progressi fatti dall’Unione Africana e dalle Comunità economiche regionali.
Grazie  all’Architettura della Pace e della Sicurezza Africana (APSA), progressi significativi sono stati raggiunti in numerosi campi: dalla prevenzione dei conflitti all’organizzazione delle  missioni di peacekeeping,   fino alo sviluppo di capacità a lungo termine.

Tuttavia ci sono significative possibilità di miglioramento. Raggiungere questi obiettivi richiede però un più efficiente coordinamento e dipende dal rafforzamento e dall’approfondimento dei meccanismi esistenti.

E’ ormai diventato evidente che solo superando l’attuale  frammentazione politica ed economica dell’Africa, essa potrà procedere ulteriormente verso la pace, il progresso e la prosperità. Anche i paesi africani devono trarre i benefici della pace e della prosperità.
Per realizzare tutto ciò comunque è necessario che operino insieme.
Cinquantaquattro paesi devono essere un continente – a loro misura, senza sacrificare le proprie identità e gli interessi nazionali.
Nel nuovo mondo globalizzato neppure i più grandi paesi africani hanno la forza e le dimensioni economiche per garantire pace e crescita nel lungo periodo.

Progressi tangibili sono stati fatti, ma la sfida è continuare su questa strada.
La mia visione muove da quattro principi:

  • Primo, l’Africa non ha necessita di nuove istituzioni continentali per ottenere i benefici dell’integrazione. Al contrario, bisogna puntare a coadiuvare lo sviluppo delle istituzioni esistenti e investire sulle loro capacità.
  • Secondo, l’Africa deve procedere contemporaneamente su diversi fronti piuttosto che concentrarsi solo su una singola linea politica. Regolare il conflitto allo scopo di stabilizzare e garantire la sicurezza è importante ma non è ancora sufficiente. Diritti umani, politici, civili, e obiettivi economici sono necessari allo stesso  modo per realizzare un nuovo futuro per l’Africa.
  • Terzo,  solo i paesi africani posso assicurare il loro stesso futuro pacifico. Tuttavia,  anche un più integrato e coerente contributo da parte dei paesi sviluppati e delle organizzazioni sovranazionali può giocare un ruolo vitale. Su questo punto vogliamo insistere sulla necessità di lasciare il tradizionale modello di “foreign aid” per relazioni più flessibili fondate su strategie a larga scala nel commercio e negli investimenti.
  • Quarto, un progresso concreto è molto più importante di obiettivi astratti. Non si possono negare grandi ambizioni come pace e prosperità, ma bisogna anche insistere sul fatto che tali ambizioni saranno raggiunte pienamente solo dandosi punti di riferimento e obiettivi che rendano più facile dimostrare progressi misurabili.

Operando in considerazione di questi quattro principi suggeriamo un programma d’azione limitato ma ambizioso. Il traguardo non è sovvertire l’esperienza africana: solo gli africani stessi possono farlo. Piuttosto noi speriamo di poter suggerire alcune aree in cui l’esperienza di cooperazione può mettere radici e dove il precedente successo può favorire lo slancio per costruire.
Inoltre,  identifichiamo aree in cui il coordinamento tra paesi sviluppati e organizzazioni sovranazionali è più promettente e produttivo.

La priorità deve essere la gestione attiva dei conflitti per creare un contesto stabile e sicuro a livello nazionale, regionale e continentale. L’Architettura per la Sicurezza e la Pace Africana è stata realizzata con importanti contributi dell’Unione Africana, dell’ECOWAS,  della SADC, e di altre organizzazioni. Tuttavia, per una sua piena realizzazione mancano ancora molte risorse. E manca un coerente supporto esterno.

Inoltre, la maggior parte dei paesi sviluppati ha una grande responsabilità per la situazione attuale, avendo avuto rapporti con gli stati africani su basi strettamente bilaterali e non prestando alcuna attenzione ad un approccio continentale. Ora è il momento di sviluppare un comune approccio tra Unione Europea, Stati Uniti, Nazioni Unite e paesi emergenti quali India, Cina, Russia e Brasile.

Viviamo nella eredità storica di rapporti bilaterali, paese per paese.  Pur riconoscendo ovviamente la natura e il grande ruolo degli stati nazionali dobbiamo lavorare insieme per l’obiettivo di sostenere e accrescere la loro collaborazione.

Noi siamo in una nuova era in cui la dimensione e la complessità della sfida richiedono una forte collaborazione tra tutti gli attori. Affrontare questa sfida richiede relazioni effettive, coordinamento rafforzato e chiara comprensione delle forze e delle debolezze di ciascuno.

Non sorprende che siano le capacità militari ad essere al centro del dibattito, ma come è sottolineato nel Rapporto Prodi, nel continente africano la pace non può essere raggiunta solo attraverso lo spiegamento di forze militare.
Un secondo punto riguarda, quindi, attività economiche quali il commercio, gli investimenti, i trasporti e l’energia.
Infatti,  energia e trasporti determinano alcuni dei più alti costi nel settore economico.
Lo scopo non è solo l’integrazione dell’Africa nel mercato globale, ma anche la promozione del commercio all’interno del continente.
I paesi africani non sono divisi solo dalle lingue e dai regimi, ma anche dalle deboli infrastrutture, da istituzioni di mercato povere, e da simili (piuttosto che complementari) profili industriali, che limitano i guadagni che possono derivare dall’integrazione. Pensiamo che queste sono aree in cui esistono opportunità per un approccio “comunitario” tra paesi africani. Questo cooperazione può emergere nelle esistenti organizzazioni regionali e continentali.
Esse possono affrontare le molte e differenti sfide che i paesi africani devono fronteggiare.
E possono trarre benefici da un coordinamento rafforzato tra paesi sviluppati e organizzazioni  – dove la competizione è la regola. Tuttavia, solo un successo a questo livello può assicurare la stabilità oltre il breve termine. L’Africa può prosperare solo se sarà sicura.

Questa nostra prima Conferenza a Bologna si concentra principalmente su queste due serie di tematiche.
Tuttavia, l’agenda deve essere ampliata nelle altre due conferenze che seguiranno a Washington D.C. (2011) e ad Addis Abeba (2012).
Questo impegno di lungo termine vuole abbozzare una road map volta allo sviluppo dell’integrazione africana.

”    Un terzo piano di attività tocca le tematiche della salute, dell’educazione, della partecipazione, della cittadinanza, della povertà, dell’ineguaglianza e dei diritti umani – che rappresentano le chiavi dello sviluppo nel lungo periodo. Queste sono propriamente materie per le istituzioni nazionali. L’azione a livello continentale o regionale deve essere di supporto, ma solo i politici nazionali e locali possono realizzare il cambiamento. Tuttavia abbiamo lo scopo di migliorare il coordinamento al fine di evitare duplicazioni inutili di sforzi o inefficienze che emergono da progetti di lavoro non accordati.

Questi suggerimenti  di azione non intendono ignorare le molte altre sfide che devono essere affrontate dai paesi africani. Al contrario, siamo ben consapevoli della necessità di operare in molte altre aree.
Dal briefing book che accompagna questa conferenza risulta del tutto chiaro l’importanza delle questioni. Questa selezione di tematiche illustra le potenzialità dell’integrazione.
Seguendo il principio di sussidiarietà queste sono aree in cui l’azione integrata sarebbe molto più efficace di quelle basate sugli sforzi autonomi degli stati nazionali.

L’obiettivo è pace e prosperità.
Un traguardo che può essere raggiunto quando l’integrazione è uno strumento,  e non lo scopo finale. I cinquantatre paesi dell’Unione Africana risiedono già in un unico continente. L’obiettivo  non è l’eliminazione di questi paesi, ma la trasformazione delle relazioni tra di essi, così che tutti ne possano beneficiare.

Auguro a tutti voi che questa conferenza sia produttiva.
Voglio ancora ringraziare tutti i prestigiosi partecipanti, i colleghi del SAIS Bologna Center dell’Università Johns Hopkins e, in modo particolare, gli studenti che sotto la guida del professor Erik Johns hanno realizzato una eccellente ricerca su alcune delle sfide vitali affrontate dagli stati africani.
Il superbo risultato di questo lavoro lo si può trovare nel “Briefing book” che trovate nelle vostre cartelline.
Ora è il momento di sfruttare appieno questa opportunità.
Grazie.

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21

May

video : Discussione (Zie, Devarajan, Manservisi)

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In collaborazione con:
ENEA – Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.

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May

video : Commento (Anyanwu, Zhan Shu)

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In collaborazione con:
ENEA – Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.

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May

video : Commento (Dosso, Devarajan)

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In collaborazione con:
ENEA – Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.

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